Ci sono cose nella vita che possono rendere la tua giornata amara, e una di queste è essere inghiottiti da un’enorme balena. Ma, se per coronare il tutto, l’interno dell’enorme capodoglio è pieno di nemici e oggetti che vogliono schiacciarci, non abbiamo altra scelta che usare la nostra arma per uscire da questa bizzarra situazione sani e salvi.
Il gioco
Gutwhale è uno di quei titoli con una messa in scena tanto bizzarra quanto originale, visto che poche volte nella storia dei videogiochi siamo stati inghiottiti da un’enorme balena e abbiamo dovuto combattere orde di nemici al suo interno. Peccato che la narrazione sia ridotta a questo, dato che non c’è trama, siamo semplicemente un povero protagonista che è dentro una balena e deve combattere contro tutti i tipi di nemici in stile roguelike. Cioè, troviamo uno schema di livelli generato proceduralmente in ogni nuovo gioco, tra le centinaia che inizieremo, perché quello che è morire lo faremo centinaia di volte.
Tutto in generale è inquietante in Gutwhale, non solo il fatto che giochiamo all’interno di un’enorme balena, ma fattori come che il nostro protagonista ha una serie di cappelli che gli danno vari miglioramenti, o che quando muore appare sempre un enorme furgone che ci schiaccia a terra. Niente ha senso, ma chi ne ha bisogno quando abbiamo un solo proiettile per affrontare tutti i nemici. Esatto, la principale meccanica giocabile è che abbiamo un singolo proiettile in nostro possesso, che possiamo lanciarlo e poi raccoglierlo dove è caduto per lanciarlo di nuovo.
Gameplay e altro
I piccoli scenari in cui ci muoveremo conterranno solitamente un piccolo gruppo di nemici, e dovremo riuscire a distruggerli tutti lanciando e raccogliendo l’unico proiettile che possiamo ospitare. Il breve controllo del personaggio ci permette di sparare il proiettile in avanti o verso il basso, in caso saltassimo, e con questo possiamo accantonare le abilità del nostro eroe. Ebbene sì, abbiamo i vari cappelli che possiamo equipaggiare, che possono darci più vita o aumentare il moltiplicatore di punteggio, ma non aspettarti grandi cambiamenti sul lato gameplay.
Il progresso è semplice, pulisci un’area della balena, continua con quella successiva e puliscila di nuovo. Così durante i tre capitoli che saranno stati generati casualmente in ogni nuovo gioco, sparando teschi galleggianti, rane, lumache gelatinose e altri oggetti che si trovano all’interno della balena, che apparentemente era molto affamata. È una meccanica semplice e ripetitiva da al massimo, ma visto il suo basso costo non potevamo chiedere molto di più.
Tecnicamente è abbastanza umile, con un design artistico discutibile, poiché molti nemici possono essere scambiati per elementi della scena, soprattutto quando sono fermi. Non c’è troppa varietà di scenari, il che è logico dato il luogo in cui si svolge la storia, ma ciò non aiuta a portare freschezza ed evitare la monotonia. La colonna sonora è abbastanza anonima e non anima con certezza le partite, diventando qualcosa di facilmente dimenticabile dopo pochi secondi di gioco.
In conclusione
Gutwhale è, quindi, uno di quei tanti indie low cost che possono intrattenerci per un paio d’ore, soprattutto i giocatori che amano tutto ciò che Ratalaika Games pubblica, ma che esaurisce la sua formula a perdifiato. L’idea è interessante e può avere delle potenzialità, ma in sostanza ci siamo imbattuti nell’ennesimo semplice roguelike a cui mancano troppe scuse per rigiocarlo più volte, risultando a malapena sufficiente.