Ratalaika Games ci propone uno di quei giochi intimi che ci fanno riflettere sulla vita, sulle conseguenze delle nostre decisioni e, soprattutto, sulla sua fine. Incarnando un vecchio, affronteremo un viaggio sulla vecchiaia, la demenza e il desiderio di continuare a vivere, ma tutto questo sotto il prisma giocabile di una successione di puzzle logici. Benvenuti nella recensione di Heal: Console Edition.
Il gioco
Heal: Console Edition è un’avventura rompicapo sì, ma anche un viaggio nel subconscio di un povero vecchio che si dedica a vagare per varie stanze riflettendo sulle varie fasi della sua vita. Possiamo quindi vederlo in due modi, come una sorta di Escape Room con enigmi logici abbastanza contorti, oppure come un modo per analizzare introspettivamente vari aspetti morali che, prima o poi, dovremo vivere.
Sulla parte narrativa possiamo dire poco di più senza cadere in tanti spoiler. La storia inizia con un vecchio senza nome seduto sul divano di casa, quando improvvisamente decide di alzarsi e mettersi a camminare. E cammineremo attraverso sette scenari, ma per continuare ad avanzare attraverso di essi dovremo risolvere un guazzabuglio di enigmi, circa sette o otto per scenario. Ogni scenario sembra rappresentare qualcosa legato alla vita del vecchio, arricchito dalle emozioni e con un tocco cupo a metà tra terrore e dramma, non è ancora chiaro. Non sveleremo nulla di ciò che accade, soprattutto nel tratto finale, questo è uno di quei giochi che ci fa riflettere sui sentimenti e può toccarci nel profondo.
Ora, possiamo vedere la storia e lo sfondo della trama come una semplice scusa per risolvere una serie di enigmi in stile Escape Room. E perché quest’ultimo? Perché gli enigmi di ogni scenario sono solitamente interconnessi, così che risolvendone uno abilitiamo un indizio o un modo per risolverne un altro, e sta a noi trovare la sequenza che dobbiamo seguire, perché non avremo un solo indizio che rivela il meccanismo o la soluzione per risolvere tutti questi enigmi. Questa è forse la parte negativa, che siamo soli di fronte al pericolo, non un singolo indizio testuale o visivo su come funziona ogni puzzle, e li troveremo in tutte le forme e colori, sebbene di solito siano legati alla logica.
Gameplay ed altro
Il modo in cui ci muoviamo sullo scenario è ereditato dal PC e sarà tramite un cursore sullo schermo che controlleremo con la levetta sinistra. Si sarebbe potuta implementare una migliore mobilità con il controller della console, ma è stato scelto per mantenere questo stile punta e clicca di qualche generazione fa. E i puzzle saranno controllati allo stesso modo, usando il cursore per selezionare gli elementi, tenendo premuto un pulsante per trascinare gli oggetti, ecc. Avremo puzzle per spostare meccanismi o leve, alcuni con puzzle numerici, altri relativi a immagini e la maggior parte condividerà qualcosa con il resto delle sfide della stanza.
La durata varia tra le 2-3 ore e la rigiocabilità non è troppo alta, a meno che non vogliamo sbloccare alcuni degli obiettivi che possono essere persi lungo il percorso. Sì, fate attenzione ai trofei/obiettivi che molti di voi possono saltare. A parte quel dettaglio, una volta terminato il viaggio, sicuramente non avrai molti motivi per rigiocarlo, ma grazie al suo prezzo contenuto è qualcosa che possiamo ammettere.
Visivamente è un gioco d’effetto, con una grafica dipinta a mano e uno stile artistico che ben si sposa con i sentimenti e le esperienze dell’anziano protagonista. Gli enigmi sono ben integrati in ogni ambientazione e non sembrano fuori luogo, il che dà forza a questa idea di vagare nella psiche del vecchio piuttosto che nei luoghi reali. La colonna sonora è morbida e malinconica, come merita la trama, e ci aiuta a rilassarci mentre giriamo l’ambiente per risolvere gli enigmi.
In conclusione
Heal: Console Edition è un’avventura breve ma intensa, attraente per qualsiasi amante dei puzzle di logica, anche se da fare attenzione perché la loro difficoltà può darci qualche grattacapo. La storia può arrivare al cuore, anche se ci manca un po’ più di chiarezza su alcuni aspetti narrativi che sono troppo nell’aria e soggetti all’interpretazione di ciascuno, sebbene quella fosse sicuramente l’intenzione dell’ideatore.